REGINA CASSOLO nasce a Mede Lomellina nel 1894.
Frequenta l’Accademia di Torino e quella di Brera a Milano, città dove trascorrerà gran parte della sua vita.
La sua prima personale nel 1931 le vale la stima di Edoardo Persico e di Ugo Nebbia.
Viene invitata a partecipare alle rassegne organizzate dei Futuristi (nel 1934 è tra i firmatari del “Manifesto Tecnico dell’Aereoplastica futurista”), alle Biennali di Venezia (1934 – 36 – 38 – 40) ed alle Quadriennali di Roma (1935/39).
Dopo gli anni della guerra trascorsi a Mede compie una decisa convergenza verso una scultura di carattere astratto che la porterà ad aderire nel 1951 al MAC (Movimento Arte Concreta) ed in seguito a sviluppare un suo percorso “plastico” utilizzando materiali non tradizionali come il plexiglas ed inserendosi a pieno titolo nelle esperienze più rilevanti dell’arte d’avanguardia di quegli anni.
Nel 1953 espone alla Biennale di San Paolo del Brasile e nel 1972 a “Milano 70/70” al Museo Poldi Pezzoli.
Dopo la sua morte avvenuta nel 1974 crescente è l’interesse per il suo lavoro: sue opere sono presenti in numerose rassegne come “L’altra metà dell’avanguardia” al Palazzo Reale di Milano (1980), “La metafisica degli anni 20” alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, “Italiens Moderne” al Museum Fredericianum di Kassel (1990), “Scultura a Milano 1945/90” alla Permanente di Milano, in seguito alla Stadtische Kuntsthalle di Mannheim (1991) e nel 1998 al PAC di Milano.
Negli stessi anni Le vengono dedicate personali a Modena (Galleria Civica 1979), a Mantova (Casa del Mantegna 1990) ed al Castello di Sartirana (1991).
Il Museo, nel nuovo allestimento realizzato da Alberto Ghinzani, ospita le opere di Regina donate dal marito, Luigi Bracchi, alla città natale dell’artista.
Cinquantadue sculture e cinquecento tra disegni, tempere e collages costituiscono l’importante lascito e permettono di ricostruire quasi per intero il percorso di questa scultrice, che ha attraversato, con rara coerenza e singolare capacità di sintesi, le esperienze più significative dell’arte del XX secolo.
Pur aderendo a movimenti e gruppi d’avanguardia – il Futurismo negli anni Trenta ed il MAC (Movimento Arte Concreta) nel 1951 – Regina non ha mai smarrito il filo di una sua personale ricerca di linguaggio e di sperimentazione di nuovi materiali: dai bassorilievi in gesso, all’Autoritratto degli anni Venti, già svincolati dalla tradizione, alle opere eseguite in lamiera (La Signora provinciale, Sofà) degli anni Trenta, alle composizioni più vicine al secondo Futurismo, quali: L’Amante dell’aviatore od Aereosensibilità, per giungere, nel dopoguerra, ad una semplificazione formale che la porterà ad essere protagonista della stagione astratta e precursore delle istanze plastiche più attuali.
D’indubbia rilevanza, per la complessità dei riferimenti e delle indicazioni sul metodo di lavoro dell’artista, l’opera grafica conservata nel museo: gli studi della natura – i fiori soprattutto – i collages, i pastelli sui temi del suono delle campane ed una esemplare fase pittorica che si accosta ai modi dell’informale.
La raccolta si può visitare presso il Castello Sangiuliani, per informazioni chiamare ai numeri sotto riportati (Biblioteca Comunale).